L’arte di amare – Erich Fromm

Amare è un’esperienza personale che ognuno può acquisire attraverso e per se stesso e questo non è sicuramente un manuale o una guida pratica con le 5 regole da seguire per innamorarsi o far innamorare qualcuno.

Erich Fromm è un maestro della psicoanalisi del Novecento e scrive questo saggio nel 1956 per trasferire ai suoi lettori un concetto che mi è parso interessante: l’amore è un’arte, prima che un sentimento.

Sappiamo tutti che l’amore è importante. Se guardiamo alla letteratura, l’amore è praticamente l’unico argomento sul quale si spaccano la testa tutti gli scrittori, i poeti e i romanzieri del mondo da quando qualcuno ha deciso che la scrittura potesse essere utilizzata per altro oltre al commercio e alle attività economiche.

Sappiamo che l’amore conta, sappiamo di averne bisogno, per questo non facciamo altro che guardare film e serie tv d’amore, ascoltare canzoni d’amore, le cantiamo a memoria addirittura, ma è difficile che qualcuno creda davvero nel fatto che si possa imparare qualcosa sull’amore.

Secondo l’autore questo succede per tre motivi:

  1. La maggior parte della gente ritiene che amore significhi “essere amati”, anziché amare; di conseguenza, per loro il problema è come farsi amare, come rendersi amabili, e per raggiungere questo scopo seguono parecchie strade: c’è chi punta tutto sull’avere successo, soldi, potere; c’è chi crede che sia più efficace rendersi attraenti, coltivando la bellezza, il modo di vestire e cose così.
  2. Chi sostiene che non c’è nulla da imparare in materia d’amore spesso suppone che il problema dell’amore sia il problema di un oggetto, e non il problema di una facoltà. La gente, dice Fromm, ritiene che amare sia semplice, ma che trovare il vero soggetto da amare, o dal quale essere amati, sia difficile.
  3. Terzo errore riguarda la confusione tra l’esperienza iniziale d’innamorarsi e lo stato permanente di essere innamorati. Se due persone che erano estranee lasciano improvvisamente cadere la parete che le divideva, e si sentono vicine, unite, questo attimo di unione è uno dei momenti più eccitanti della vita. Ma non dura. Le sensazioni vanno e vengono.

E devo ammettere almeno due punti su tre li condivido. Io e laggente siamo abbastanza allineati quando si tratta di amore. Però in questo 2023 ho deciso di guardare le cose da un altro punto di vista e oggi ho provato a guardare questa faccenda dell’amore con gli occhi di uno che ne sa a pacchi.

Vi lascio qui un po’ di appunti.

L’amore è la risposta al problema dell’esistenza umana

Che poi è tutto qui. Perché siamo tutti accaniti verso questa faccenda dell’amore? Perché non riusciamo a pensare a nient’altro? Per provare a spiegarcelo Fromm parte dalla biologia e specifica la differenza tra uomo e animale. In sostanza, per gli animali l’amore è istinto. L’uomo, invece, nel corso dell’evoluzione è emerso dal regno animale grazie alla ragione e grazie alla coscienza di sé, della propria individualità, del passato e delle possibilità future e ha capito anche che di fronte alla natura è impotente; che è un essere finito e che quindi morirà prima di quelli che ama o che quelli che ama moriranno prima di lui. Questa consapevolezza crea un senso di profonda solitudine e gli rende insopportabile l’esistenza.

In sostanza, l’uomo – di qualsiasi età e civiltà – è messo di fronte alla soluzione di un eterno problema: il problema di come superare la solitudine e di come rendere sopportabile la vita che gli è stata concessa.

E da qui Fromm cerca di analizzare il comportamento umano visualizzando le possibili soluzioni a disposizione:

  • Conformismo: il consenso generale ci serve come riprova della correttezza delle nostre idee. Entrare a far parte di un gruppo che la pensa come noi, che si veste come noi, che usa le nostre stesse parole eccetera ci illude del fatto che siamo meno soli. La maggior parte di noi neanche si rende conto del proprio bisogno di conformismo.
  • Routine: vale per il lavoro e vale per il tempo libero, nel senso che siamo tutti uomini e donne dalle nove alle diciotto, ci svegliamo e facciamo sempre le stesse cose, andiamo negli stessi posti e incontriamo le stesse persone. Tutte le attività, dal lunedì alla domenica, dalla mattina alla sera, sono organizzate e stabilite, sia nel lavoro sia nello svago. Questa concatenazione di cose che succedono inevitabilmente è una specie di anestetizzante. Ci chiede Fromm “come potrebbe un uomo prigioniero nella ragnatela della routine ricordarsi che è un uomo, un individuo ben distinto, uno al quale è concessa un’unica occasione di vivere col desiderio di amare e il terrore della solitudine e del nulla?”. Eh.
  • Attività creativa: in ogni tipo di attività creativa, con cui cerchiamo di emergere dal mondo piatto e conforme e dalla routine che ci asfissia, colui che crea si fonde con la materia, che rappresenta il mondo che lo circonda. In ogni tipo di lavoro creativo, l’artefice e il suo oggetto diventano un’unica cosa: l’uomo si unisce col mondo nel processo di creazione.

Ci basta?

No. Ovvio che no.

La soluzione completa, secondo l’autore, sta nella conquista dell’unione interpersonale, nella fusione con un’altra persona, nell’amore, appunto. Il desiderio di fusione interpersonale è il più potente. È la passione più antica, è la forza che tiene unita la razza umana, la famiglia, la società e il mancato raggiungimento di questa unione significa follia e distruzione. Senza amore l’umanità non sopravviverebbe nemmeno un giorno e quindi l’amore è la soluzione del problema dell’esistenza, dice.

Teoria e pratica dell’arte di amare

Il libro è suddiviso in due parti, una teorica e una che si presenta come pratica ma che in realtà è una parte teorica anche quella, senza troppe illusioni.

Tra tutti i concetti espressi, e sono tanti, giuro, uno mi ha colpito in modo particolare, ossia il concetto del “dare”.

Fromm scrive che l’amore è un sentimento attivo, non passivo; è una conquista, non una resa. Il suo carattere attivo può essere sintetizzato nel concetto che l’amore è soprattutto “dare” e non ricevere. Aspetta, che non è banale come sembra.

“Cosa significa dare? […] Il malinteso più comune è che dare significhi cedere qualcosa, essere privati, sacrificare. Anzi, dare è la più alta espressione di potenza. Nello stesso atto di dare, io provo la mia forza, la mia ricchezza, il mio potere. Questa sensazione di vitalità e di potenza mi riempie di gioia. Mi sento traboccante di vita e di felicità. Dare dà più gioia di ricevere, non perché è privazione, ma perché in quell’atto mi sento vivo.”

Qualche definizione possibile

Al di là dell’elemento del dare, potentissimo, il carattere attivo dell’amore è evidente nel fatto che si fonda sempre su certi elementi comuni a tutte le forme in cui si manifesta (l’autore nel libro ne descrive cinque: l’amore fraterno, l’amore materno, l’amore erotico, l’amore per se stessi e l’amore per Dio), e questi elementi comuni sono:

  • Premura. L’amore è premura perché è interesse attivo per la vita e la crescita di ciò che amiamo, là dove manca questo interesse non esiste amore.
  • Responsabilità. Responsabilità, nel vero senso della parola, è un atto strettamente volontario; è la mia risposta al bisogno, espresso o inespresso, di un altro essere umano. Essere responsabile significa essere pronti e capaci a rispondere. La responsabilità potrebbe facilmente deteriorarsi nel dominio e nel senso di possesso, se non fosse per una terza componente dell’amore: il rispetto.
  • Rispetto. Non è timore e non è terrore. Il rispetto denota, nel vero senso del termine (respicere = guardare), la capacità di vedere una persona com’è, di conoscerne la vera individualità. Rispetto significa desiderare che l’altra persona cresca e si sviluppi per quello che è ed è possibile solo se ho raggiunto l’indipendenza; se posso stare in piedi o camminare senza grucce, senza dover dominare o sfruttare un’altra persona. Il rispetto esiste solo sulle basi della libertà.
  • Conoscenza. Non è possibile rispettare una persona senza conoscerla: la cura e la responsabilità sarebbero cieche, se non fossero guidate dalla conoscenza. Conoscere sarebbe una parola vuota se non fosse animata dall’interesse: il conoscere, in quando aspetto dell’amore, non si ferma alla superficie, ma penetra nell’intimo. È possibile solo se riesco ad annullarmi, a vedere l’altro quale veramente è.

Amare qualcuno, tra l’altro, non è solo un forte sentimento, è una scelta, una promessa, un impegno. Perché se l’amore fosse solo una sensazione non ci sarebbero i presupposti per un amore duraturo. Una sensazione viene e va, lo dicevamo anche all’inizio. Tenendo conto di tutto questo si arriva alla conclusione che l’amore, in qualsiasi forma, è essenzialmente un atto di volontà, e che di conseguenza non importa chi ne sia l’oggetto.

Ma attenzione, perché l’amore come soddisfazione reciproca e amore come cooperazione, come rifugio dalla solitudine, sono le normali forme della disintegrazione dell’amore vero: la patologia socialmente schematizzata dell’amore. L’amore è premura, responsabilità, rispetto, conoscenza; l’amore è un’arte.

E la pratica di qualsiasi arte ha certe particolari esigenze:

  • Disciplina
  • Pazienza
  • Concentrazione

La concentrazione è la mia esigenza preferita.

Essere capaci di concentrarsi significa essere capaci di stare soli con se stessi, e questa capacità è una condizione precisa per l’arte di amare. Se io sono attaccata a un’altra persona perché non sono capace di reggermi in piedi sola, quella persona può essere un salvagente, ma il rapporto che avremo non è un rapporto di amore. Paradossalmente, la capacità di stare soli è la condizione prima per la capacità di amare.

Concentrarsi significa vivere pienamente nel presente, nel momento attuale, senza pensare al prossimo impegno. Disciplina, pazienza, concentrazione. L’amore è esserci, essere presente e essere nel presente.

In conclusione, la fede

L’arte di amare dipende dalla capacità individuale di crescere, di sviluppare un orientamento produttivo nei rapporti con il mondo e con se stessi. Tale processo di evoluzione richiede una qualità come condizione necessaria: la fede. La pratica dell’arte di amare richiede la pratica della fede, che non è la fede religiosa e irrazionale fondata sulla propria sottomissione a un’autorità irrazionale. È la fede razionale, la convinzione radicata nella propria esperienza di pensiero o di sentimento. Non è solo fede in qualcosa, ma è la certezza e la fermezza delle nostre convinzioni, radicata nell’attività intellettuale produttiva e emozionale, nel pensiero razionale, che quel sentimento non è solo un sentimento.

Ciò che conta, in relazione all’amore, è la fede nel proprio amore e nella propria capacità di suscitare l’amore degli altri.

Avere fede in una persona è anche avere fede nella potenzialità degli altri e di noi stessi.

Per me è stato il modo giusto di iniziare l’anno, se vuoi leggere L’arte di amare e approfondire questo autore puoi acquistare il libro direttamente da questo link: https://amzn.to/3Z6znfJ