Periodi ad alta leggibilità

Frasi e periodi sono i mattoncini che compongono il testo. Se rispecchiano l’ordine che da lettori ci aspettiamo e assecondano il funzionamento della nostra mente, non ci affatichiamo e possiamo dedicarci al contenuto, a coglierne il senso, l’utilità, la bellezza.

Come fare? Esistono accorgimenti per costruire periodi ad alta leggibilità? Nel libro Struttura e sintassi, Luisa Carrada condivide una serie di spunti molto interessanti che ho provato a riassumere qui:

  • Ordinare secondo l’obiettivo: la nostra mente procede per connessioni: collega quello che man mano ascolta o legge con quello che già sa. Se il nostro principale obiettivo è la chiarezza, meglio cominciare con una frase breve che racchiuda il concetto più semplice e noto. Così sarà più facile guidare i lettori verso il nuovo, l’idea più complessa, contenuti in una frase più lunga e distesa. Se miriamo a suscitare curiosità e a creare un ritmo coinvolgente, possiamo invece prenderla più alla larga, avvicinandoci pian piano. Ordinare diversamente sortisce effetti diversi. L’importante è esserne consapevoli.
  • Riconoscere la “maledizione della conoscenza”. Quasi tutti cadiamo vittime della “maledizione della conoscenza”: non sappiamo cioè metterci nei panni di chi ancora non sa quello che noi già sappiamo. Così, ordiniamo le informazioni dal nostro personale punto di vista, non da quello di chi legge.
  • Sorvegliare la lunghezza dei periodi. Soprattutto noi testi informativi, i periodi molto lunghi mettono a dura prova chi legge, perché la nostra “memoria di lavoro” è limitata: tutta proiettata in avanti, dimentica facilmente quanto ha appena letto. Per un periodo altamente leggibile, i linguisti consigliano di stare attorno alle 25 parole: più ci rivolgiamo a un pubblico vasto ed eterogeneo, più la sintassi deve essere semplice, i periodi brevi. Una sintassi ampollosa non servirà a farci sembrare più colti e intelligenti. Al contrario: una sintassi lineare contribuirà alla comprensione e farà sentire lettrici e lettori più intelligenti e appagati.
  • Introdurre presto soggetto e verbo. Quando leggiamo, la nostra mente cerca subito due cose: il soggetto e il verbo. Finché non entrano in scena, non riusciamo a cogliere il senso, prestiamo poca attenzione al resto, tutti tesi a rintracciare gli attori principali. Per questo, è meglio non cominciare con una frase subordinata, specialmente se lunga, il cui significato si coglie solo alla luce della principale che viene dopo. Chi legge correrà in avanti, poi sarà costretto a rileggere quello che aveva trascurato all’inizio. Una cosa frustrante, che non piace a nessuno. Se scriviamo testi che con molta probabilità saranno letti sullo smartphone, consideriamo che la sintassi semplice e piana è obbligo.
  • Tenere vicini soggetto e verbo. Soggetto e verbo sono la regina e il re della comprensibilità e della chiarezza: lasciamoli regnare insieme sulla frase, senza separarli con incisi troppo lunghi o poco pertinenti.
  • Fare attenzione alle frasi relative. Con meno virgole e meno che, i periodi sono più fluidi e leggeri. Proviamo anche a togliere, se possibile, il verbo della relativa: la leggerezza aumenta.
  • Scegliere il passivo solo se serve. La forma passiva è diffusissima, anche quando non c’è alcun motivo per usarla. Il passivo scatta quando non vogliamo assumerci troppe responsabilità, o non vogliamo citare chi ha fatto cosa. La forma passiva nasconde il soggetto, complica il periodo e richiede più parole. È utilissima però quando vogliamo illuminare chi o cosa riceve l’azione, che così appare al primo posto, dove si vede meglio.
  • Segnalare con l’andata a capo la fine del filo di un discorso. Quando abbiamo concluso un ragionamento, una riflessione o la frase di un racconto, possiamo segnalarlo visivamente con l’andata a capo. Se scriviamo sul web o una e-mail, il doppio spazio marca ancora meglio il passaggio e aiuta la lettura.

Spie di complicazione

Ci sono parole, espressioni, abitudini innocenti di per sé, che però possono complicare un periodo e rendere la lettura più difficile. È utile imparare a riconoscerle, usarle in modo corretto e non abusarne.

I non solo…ma anche.

  • Rispettivamente è una parola usatissima, comoda per creare nessi tra due elementi in un unico “pacchetto”, senza troppe ripetizioni. Comoda per chi scrive, molto meno per chi legge e deve spacchettare e ricollegare. Meglio evitare quando gli elementi sono più di due.
  • Previo colloca dopo quello che viene o dovrebbe essere fatto prima, costringendo chi legge a tornare indietro per collocare i passaggi nel giusto ordine. Non a caso è un termine della burocrazia, che raramente si preoccupa della chiarezza e della comprensione.
  • Oltre a, invece, spesso antepone quello che sarebbe meglio dopo perché è meno importante, di dettaglio, oppure ovvio e risaputo.
  • Da un lato…dall’altro serve per marcare un’opposizione, una differenza, un divario.
  • Non solo…ma anche serve per creare una relazione o per enfatizzare un elemento.

Gerundio

Il gerundio deve far scattare l’allarme quando inaugura un periodo o introduce l’ultima frase. All’inizio è quasi sempre indice di burocratese; alla fine serve soprattutto a incollare al periodo un’ultima frase, che magari risulterebbe meglio in una frase a sé.

Parentesi

Ogni volta che incontriamo una parentesi, ci fermiamo. Per pochissimo, ma ci fermiamo, incerti se leggere o saltare. Un testo fluido limita quindi le parentesi all’indispensabile, non vi racchiude informazioni importanti, le tiene brevi e le colloca preferibilmente alla fine, quando le cose essenziali sono state lette. Sono invece utilissime per far capire che si cambia tono, voce, intenzione, per introdurre un commento, magari ironico e leggero.

Doppie negazioni

Negare due volte per affermare è quasi sempre un vezzo più che una necessità. A volte dettato dalla cautela, dalla paura di essere troppo netti e diretti. La doppia negazione complica i periodi e soprattutto affatica la mente, costretta a leggere due volte: prima cerca di capire il senso della frase affermativa, poi la rilegge negando. Noi umani funzioniamo così.

Riferimenti all’antecedente o al seguente

Se il testo contiene parole ed espressioni quali citato in precedenza, succitato, già menzionato, come evidenziato prima, di cui abbiamo parlato più sopra oppure di seguito elencato o approfondito in seguito, una cosa è certa: stiamo chiedendo ai lettori di andare senza guida in giro per il testo. Una cosa che ben pochi faranno, solo se costretti, soprattutto sugli schermi piccoli. Se facciamo un rimando all’interno del testo, facciamolo bene: indichiamo capitolo, sezione, paragrafo, pagina se necessario. Questo vale anche per il seguito.

Queste sono le cose che mi ha insegnato Struttura e sintassi e in questo articolo ho provato a sintetizzarle nel modo più semplice, ma vi consiglio di acquistare il libro per esplorare esempi e applicazioni e per lasciar sedimentare dentro di voi tutti questi preziosi consigli. Fatemi sapere se lo leggerete!